La struttura del capello
Il capello è una fibra naturale formata orizzontalmente da tre strati:
- La cuticola è lo strato più esterno e contiene un alto livello di cisteina e agisce come protezione dello strato più interno, la corteccia.
- La corteccia è la parte del capello formata da fibre molto sottili e contiene granuli di melanina che determinano la colorazione dei capelli. In particolare i melanociti, utilizzando la tirosina come precursore, sintetizzano due principali tipi di melanina: l’eumelanina, scura e presente nei capelli neri e la feomelanina, più chiara e presente nei capelli dorati, biondi o rossi.
- Il terzo strato è costituito dal nucleo o medulla: essa può essere discontinua o assente in certi tipi di capelli.
Composizione chimica e biologica del capello
La componente principale della fibra del capello è sicuramente la cheratina, una proteina fibrosa costituita da 18 amminoacidi e a basso contenuto di zolfo, con peso molecolare di circa 45.000.
Le catene polipeptidiche sono rese stabili da tre tipi di “ponti”:
- legami idrogenati (conferiscono solidità)
- ponti fra catene acide e catene basiche (si rompono con gli acidi forti)
- ponti disolfurici (quando sono lesi, ad esempio nelle “permanenti”, il capello si arriccia)
La cheratina può essere deformata con il vapore acqueo (“messa in piega”).
Il processo di cheratinizzazione è regolato da ormoni, vitamine, fattori genetici e metabolici e sembra legato al metabolismo del colesterolo e alla sua esterificazione con acidi grassi sintetizzati dall’epidermide.
Il capello è costituito inoltre da lipidi, in particolare trigliceridi, cere, fosfolipidi, colesterolo, squalene e acidi grassi liberi, che sono quantitativamente documentabili con estrema difficoltà in quanto in massima parte derivati da quelli del sebo.
Degrado della cheratina
I fattori che determinano il degrado della struttura cheratinica dei capelli possono essere molteplici:
- fattori meccanici: utilizzo intensivo di spazzole e di bigodini. Questi possono sfregare contro le cuticole dei capelli e creare delle lacerazioni. I capelli umidi sono particolarmente delicati dato che le cuticole sono sollevate e la corteccia interna è potenzialmente esposta alle aggressioni esterne.
- fattori ambientali e umidità: in particolare la luce (raggi invisibili come gli UV e luce visibile), il sale e il cloro dell’acqua. Questi elementi possono tutti contribuire alla lacerazione di legami chimici all’interno della struttura del capello. Il calore del sole può anche seccare i capelli e renderli soggetti al deterioramento. Un ambiente umido dilata i pori e le cuticole lasciandoli esposti alle influenze esterne.
- aggressioni chimiche: la colorazione, la decolorazione e la permanente. Le sostanze coinvolte in questi trattamenti agiscono direttamente sulla corteccia interna, rompendo in particolare i legami di disolfuro che tengono unite le catene polipeptidiche di cheratina.
- calore: le alte temperature (superiori a 180°C) provocano l’evaporazione delle molecole d’acqua nella corteccia del capello andando ad alterarne la struttura interna e degradando la cheratina; in molti casi possono addirittura arrecare un danno irreversibile alla cuticola.
Il fenomeno bubble hair
Una delle tante alterazioni permanenti provocate dalla piastra viene chiamata Bubble hair per la presenza all’interno del capello di bolle contenenti gas come l’acido solforico e l’anidride carbonica. Le bolle d’aria si formano quando il capello bagnato viene sottoposto a un intenso calore. Questo provoca la dilatazione di molecole gassose che, spingendo dall’interno, determinano una spaccatura della struttura del capello. Questo fenomeno rende il capello fragile e indomabile dallo styling.
La scienziata Susan Detwilier ha cercato di individuare i valori di temperatura in prossimità dei quali queste bolle iniziano a comparire. Sembrerebbe intorno al valore soglia di 170 °C, al di sopra del quale si osservano progressivamente modificazioni strutturali evidenti.
I danni superficiali aumentano la permeabilità dei capelli determinando una perdita d’acqua più rapida durante l’asciugatura.
Il capello perde così il suo equilibrio, il fusto si riduce e si elettrizza: la chioma perde così pian piano la sua forza, la struttura e la lucentezza.
Soluzione: il termoprotettore per capelli
L’uso di prodotti cosmetici in grado di proteggere la fibra capillare può aiutare a ridurre questi fenomeni: essi devono contenere degli ingredienti funzionali specifici in grado di creare sulla superficie del capello un velo protettivo resistente al calore, prevenendo quindi la perdita di acqua e la conseguente disintegrazione delle squame di cheratina.
Si parla quindi in modo più specifico di termprotettori: li ritroviamo formulati spesso come spray, ma anche in crema o in siero, ed esistono anche formule a risciacquo. Alcuni di essi sono arricchiti con molecole ad azione nutriente o riparatrice su capelli sfibrati o sotto stress.
Prima della fine degli anni novanta non esistevano prodotti termoprotettori, fino a quando gli scienziati McMullen e Jachowicz non pubblicarono uno studio nel quale mostravano come il capello trattato con una miscela di PVA/DMAPA acrylates copolymer, quaternium 70 e proteine idrolizzate del grado, riuscisse a contenere i danni provocati dal calore della piastra rispetto a un capello non trattato.
I termoprotettori infatti hanno molteplici benefici che rispondono alle necessità di diverse tipologie di capello. Sono accomunati però dalla presenza di almeno una tra queste categorie di sostanze chimiche, cioè i siliconi, oli e burri vegetali, proteine idrolizzate.
Categorie chimiche
L’azione del silicone è di ridurre la capacità del capello di trattenere l’acqua del risciacquo e di filmare i fusti. Le molecoline di silicone esercitano una pressione su quelle dell’acqua, spingendole a evaporare a temperature più basse. Questo significa che utilizzando un termoprotettore con siliconi, i capelli si asciugheranno più velocemente rispetto al non utilizzo di quest’ultimo.
La parola chiave, in questo caso è aspetto. Il silicone infatti non ha proprietà curative, ma crea molto spesso un effetto “serra” amplificando gli effetti del calore che continua a “rimbalzare” sul capello rivestito dalla pellicola siliconica.
L’effetto termpoprotettivo del silicone risulta quindi solo temporaneo e rende il capello totalmente refrattario a qualunque altro trattamento topico. Il rivestimento infatti non permette l’assorbimento di nessun’altra tipologia di nutriente. Inoltre per rimuovere tale pellicola è necessario lavare nuovamente i capelli con uno shampoo.
In natura non esiste un equivalente naturale che abbia la stessa capacità filmogena del silicone ma possiamo comunque trovare in commercio prodotti alternativi contenenti queste molecole:
- Protettori a base di acqua: in genere si usano polimeri di acrilato e resine anioniche che creano uno strato sottile sul capello e lo aiutano a mantenersi in buono stato.
- Oli e burri naturali: sono resistenti all’acqua ma non penetrano nella cuticola. Possono appesantire dunque il capello.
- Proteine idrolizzate del grano: aiutano a ricostruire la struttura capillare ma non proteggono dalle fonti di calore.
Quindi il termoprotettore per capelli è efficace?
In natura non esiste nulla che possa effettivamente ridurre l’impatto del calore sui capelli.
Le temperature raggiunte soprattutto con i mezzi di styling sono troppo elevate per la salute del capello. Inoltre lo strato di prodotto che si stende è davvero troppo sottile per poterlo assorbire del tutto. Perciò la prima cosa che dobbiamo fare per proteggere i nostri capelli è evitare di ricorrere a un calore estremo.
Il capello infatti essendo privo di attività biologica non è in grado di autorigenerarsi come invece ci aspettiamo che faccia la pelle e gli stress meccanici e termici fanno si che le conseguenze a carico dei capelli si accumulino fino a portare alla rottura.
Fortunatamente ci sarà sempre una nuova porzione di capello che crescerà e si sostituirà lentamente a quella più vecchia e lontana.
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