Quale legame c’è tra microbiota cutaneo e acne? E’ possibile realizzare una cosmesi ecosostenibile per il trattamento dell’acne? Quali sono gli attivi naturali di interesse e in fase di studio per la realizzazione di cosmetici per pelli acneiche e a tendenza acneica? Ce ne parla Sara Sgarlata, farmacista e cosmetologa, che ci spiega le potenzialità cosmetiche di bromelina e ribes nero partendo da studi di recente pubblicazione.
Acne: il ruolo del microbiota cutaneo
L’ acne è una malattia infiammatoria del follicolo pilo sebaceo causata dal batterio gran positivo anaerobico chiamato Cutibacterium acnes, conosciuto in precedenza con il nome di Propionibacterium acnes.
L’acne è caratterizzata dalla presenza di comedoni, cisti, pustole, papule nei siti ricchi di sebo come la pelle di viso, schiena, torace e cuoio capelluto. In particolare il cuoio capelluto e il viso presentano la più alta densità di C. acnes, seguiti dagli arti superiori e dal tronco, mentre la sua concentrazione decresce rapidamente a livello degli arti inferiori.
L’abbondanza di C. acnes cambia anche con l’età infatti esso è scarso sulla pelle durante l’infanzia ma aumenta gradualmente dalla pubertà all’età adulta per poi diminuire dopo i 50 anni.
Il ruolo del microbiota e del sebo nella patogenesi dell’acne
Si ritiene che l’aumento della produzione di sebo, dei mediatori infiammatori della pelle e la cheratinizzazione follicolare dei dotti pilosebacei contribuiscano allo sviluppo dell’acne.
C. acnes risiede principalmente nei follicoli sebacei, dove grazie alla sua capacità di metabolizzare i trigliceridi produce degli acidi grassi a corta catena, tra cui l’acido propionico, che contribuiscono a mantenere acido il
pH della pelle per evitare attacchi da parte di patogeni e preservare così l’equilibrio del microbiota cutaneo.
Nell’ultimo decennio, si è assistito a significativi progressi nella comprensione della filogenesi intraspecie di P. acnes . Sono stati scoperti filogruppi distinti e sono stati a loro volta divisi in sottospecie:
- Cutibacterium acnes sottospecie acnes per il filotipo I,
- Cutibacterium acnes sottospecie defendens per il filotipo II,
- Cutibacterium acnes sottospecie elongatum per il filotipo III
Il valersi di distinte metodiche ha permesso di sequenziale l’intero genoma e di fornire una filogenesi ad alta risoluzione di C. acnes . Dunque il filotipo I è suddiviso in IA e IB e dai filotipi II e III; poi vi sono
sei filotipi che sono IA1, IA2, IB, IC, II, III3 .
Tuttavia non tutti i filotipi contribuiscono allo sviluppo dell’acne vulgaris, ma solo alcuni agiscono come patogeni opportunisti. In generale il filotipo IA viene associato ad un’acne da moderata a severa, mentre i filotipi IB, II e III ad una pelle sana . Il filotipo II è tipico di una cute che si trova in un buono stato, senza lesioni acneiche. Il filotipo III invece è più diffuso a livello del tronco, piuttosto che del volto.
Le forme gravi di acne possono causare deturpazione e cicatrici, con conseguente bassa autostima, difficoltà nell’interazione sociale e disagio psicologico.
Poiché l’acne è una condizione infiammatoria cutanea multifattoriale sono disponibili nel mercato diverse opzioni di trattamento, come antibiotici topici e orali, retinoidi e terapia fotodinamica .
Ma negli corso degli anni diverse sono state le proposte naturali avanzate dai ricercatori per abbattere le affezioni causate dal batterio. Uno di questo è il progetto finanziato dall’Università di Mumbai e diretto da Sukaina Abbas, Tejashree Shanbhag, e Amruta Kothare. I ricercatori hanno rivelato come le attività della Bromelina siano efficaci nell’alleviare l’acne.
Bromelina e acne: nuovi studi e potenzialità
L’ ananas è stata da sempre utilizzata nella medicina tradizionale come anti-infiammatoria e anti-edematosa. La sua attività è resa nota grazie alla presenza della bromelina, presente in tutto il frutto in concentrazioni variabili. La bromelina è maggiormente presente durante la fase di maturazione del frutto piuttosto che durante la fase di sviluppo.
Al fine di esplorare le proprietà cliniche della bromelina sono state avanzate diverse ipotesi e metodi di estrazione della stessa. In primis i ricercatori hanno suddiviso le parti dell’ananas quali frutto, gambo, buccia, torsolo e corona. Dapprima omogeneizzate, poi filtrate e infine centrifugate. Il ricavato è stato sottoposto a precipitazione e in
ultimo a purificazione come metodi di dialisi.
Sono state stimate:
- L’attività proteolitica, creando una curva di calibrazione, dove l’azocaseina è stata utilizzata come substrato (metodo Azocasein).
- L’attività antimicrobica, stabilendo la minima concentrazione inibente (metodo test di torbidità)
- L’attività di sensibilità microbica (metodo della piastra di fossa).
- L’attività antiossidante, confrontando quella della bromelina con l’acido ascorbico.
Sviluppo dello studio e raccolta dati
Al termine del lavoro grazie ai dati raccolti, hanno dato il via a tre formulazioni detergenti, impiegando diverse derivazioni della bromelina quali stelo, buccia e corona. Le formulazioni di prova sono state sottoposte al test dei parametri fisici studiando le caratteristiche fisiche come il colore, il pH, la lavabilità, la schiumosità e la consistenza.
Di seguito hanno confrontato l’attività proteolitica dei detergenti con diversi detergenti anti-acne a base di erbe presenti sul mercato.
Conclusioni
In conclusione l’attività proteolitica più elevata è stata osservata maggiormente nella buccia. La buccia ha mostrato il più alto effetto inibitorio nei confronti dell’acne. La corona ha manifestato un’ attività antiossidante maggiore rispetto all’acido ascorbico.
Bromelina e acne: potenziale cosmesi ecosostenibile
La bromelina è dunque una potenziale “proteasi” che può essere utilizzata clinicamente per il trattamento dell’acne grazie alle sue attività, alla facilità di purificazione ed estrazione dalle parti di scarto e all’ ampio intervallo di stabilità in termini di temperatura e pH.
Questo studio è risultato particolarmente interessante perché permette di ricavare estratti naturali ecosostenibili e a costo zero.
Ribes nero come ingrediente cosmetico prebiotico
Dall’ Università di Belgrado, Dipartimento di Ingegneria Biochimica e Biotecnologia, arriva un interessantissimo studio sull’estratto enzimatico di Ribes Nero come potenziale ingrediente cosmetico ad azione prebiotica (puoi leggere l’articolo completo e le metodologie utilizzate cliccando qui).
Il ribes nero infatti è una ricca fonte di polifenoli con comprovata attività fisiologica (i polifenoli sono stati recentemente classificati come prebiotici emergenti). Queste biomolecole però sono intrappolate nelle strutture delle pareti cellulari. L’ idrolisi enzimatica è riconosciuta come un valido strumento per migliorare l’efficienza di estrazione in modo ecosostenibile e lo studio mira proprio ad ottimizzare l’estrazione assistita da enzimi per massimizzare le rese in polifenoli dal Ribes Nero.
Inoltre in questo studio è stato anche testato il potenziale prebiotico dei polifenoli estratti dal ribes nero esaminandone l’ influenza sui principali rappresentanti del microbiota cutaneo in caso di acne, ovvero lo Staphylococcus epidermidis coagulasi negativo benefico e due patogeni opportunisti, lo Staphylococcus aureus e il Cutibacterium acnes.
L’estratto ha mostrato un potenziale prebiotico elevato poiché ha stimolato la crescita di S. epidermidis e inibito la crescita di S. aureus e C. acnes.
Autrice: Sara Sgarlata, laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, Master in Scienze Cosmetiche e Dermatologiche presso l’Università di Camerino. Farmacista con la passione per il settore Ricerca e Sviluppo in ambito cosmetico.