I cosmetici con ingredienti attivi sul microbiota cutaneo sono davvero utili in caso di dermatite atopica? Prima di rispondere alla domanda è necessario valutare la correlazione tra insorgenza della dermatite e alterazione del microbiota cutaneo e conoscere i meccanismi biologici alla base della comparsa della patologia.
Fisiopatologia della dermatite atopica
La dermatite atopica è una dermatosi cutanea a carattere infiammatorio cronico, caratterizzata da rossore, prurito, eczema, secchezza della pelle. L’esordio della patologia coincide con l’ età pediatrica, interessando circa il 20%, mentre diminuisce fino ad arrivare a circa il 3% nell’età adulta.
L’ eziopatogenesi della malattia è il risultato dell’ interconnessione di fattori genetici, ambientali ed infettivi.
La fisiopatologia è molto complessa ed il collegamento di diversi studi ha messo in evidenza che la produzione ad opera della citochina Th2 delle interleuchine IL-3, IL-4, IL-5, IL-13, IL-31 e dell’immunoglobulina E, la down-regulation dei linfociti Th17 e le mutazioni genetiche provocano delle anomalie nella genesi delle proteine della pelle filaggrina, desmogrelina 1, corneodesmosina e dell' inibitore della serinproteasi Kazal tipo 5 - SPINK5.
Filaggrina proteina chiave nelle alterazioni cutanee
In una condizione di disequilibrio la proteina filaggrina, nota come fattore di idratazione cutanea, sarebbe non solo in grado di indurre una riduzione del fattore naturale di idratazione NMF ma aumenterebbe anche il pH della superficie cutanea virandolo verso l’alcalinità e facilitando così la crescita batterica. Il passaggio successivo indurrebbe dunque un danno alla barriera cutanea riducendo il contenuto di ceramidi e sfingosine.
Le ceramidi sono noti lipidi capaci di trattenere acqua nello strato corneo, mentre le sfingosine esercitano un potente effetto antimicrobico proteggendo la pelle contro lo Stafilococco aureo (SA), che peraltro, ne potrebbe causare direttamente la demolizione tramite il rilascio di una ceraminidasi batterica.
Microbiota cutaneo e dermatite atopica: il ruolo dello Stafilococco aureo
In presenza di una disbiosi cutanea la percentuale di Stafiloccocco aureo è pari al 70% nei siti lesionati e diminuisce notevolmente nei siti non lesionati, pari al 39%. La colonizzazione dello Stafilococco aureo fa ben riflettere. Esso infatti è in grado di aderire perfettamente alla pelle grazie all’utilizzo di adesine scatenando così la sua virulenza. Esso infatti produce:
- fattori che bloccano la chemiotassi dei neutrofili e la proteina di aderenza extracellulare.
- serinproteasi esogene come la V8 serinproteasi e le proteasi serina-like tossine esfoliatrici A e B (ETA/B), che sono in grado di danneggiare la barriera cutanea.
- superantigeni SEA, SEB, SEC e TSST-1 che interagiscono direttamente con le molecole di classe II del complesso maggiore di istocompatibilità inattivando la risposta immunitaria.
- la Proteina A (SPA), l acido lipoteicoico (LTA), alcune tossine citotossiche solubili, la PLV (Panton-Valentine leukocidin), la tossina delta, le Moduline fenolo solubili (PSM) che inducono infiammazione dei cheratinociti.
- vescicole extracellulari che liberano delle tossine.
Nuovi approcci cosmetici
Quali sono gli approcci per controllare la sovra-espressione dello Stafilococco aureo e potenziare la barriera cutanea? Al di là del trattamento standard che include l’uso di emollienti per migliorare la barriera cutanea, sinergia di corticosteroidi topici o sistemici, farmaci antinfiammatori, immunosoppressori e antibiotici, il focus pone l’attenzione su diversi punti.
Di seguito riportiamo 3 recenti articoli scientifici in cui vengono proposte interessanti formulazioni cosmetiche a supporto del microbiota cutaneo in caso di dermatite atopica.
Galatto-oligosaccaridi a supporto del microbiota cutaneo
I ricercatori di diversi dipartimenti della Corea hanno analizzato gli effetti di un siero cosmetico contenente galatto-oligosaccaridi (GOS) sull’equilibrio del microbiota cutaneo misurando vari parametri cutanei.
(Puoi leggere l’articolo completo cliccando qui, ne riportiamo un breve estratto esplicativo nell’approfondimento sottostante.)
Il siero cosmetico è stato preparato utilizzando olio di ricino idrogenato, PEG-60, etilesanoato di cetile, arginina, idrossietilcellulosa, carbomer n. 941, carbomer n. 940, etilesilglicerina (0,05%), fenossietanolo, EDTA, GOS (7,0%) e acqua deionizzata.
Il siero è stato impiegato sul viso di 60 donne per 8 settimane valutando ovviamente la differenza di microbiota cutaneo. Alcune donne hanno ricevuto il siero placebo, altre il siero cosmetico contenente GOS.
Per analizzare i campioni di pelle sono stati utilizzati dei tamponi di cotone sterile, permettendo di prelevare il DNA del microbiota cutaneo (iNtRON Biotech, Sung-Nam, Corea) secondo il protocollo del produttore.
È stata analizzata la TEWL, cioè l'umidità che evapora dalla pelle, perché questo indicatore fornisce l’esatta funzione della barriera cutanea nello strato corneo. Infatti minore è la TEWL, minore è la perdita di acqua e quindi migliore è la capacità di difesa della pelle. Il valore era nettamente diminuito semplicemente utilizzando il siero contenente GOS.
Conclusioni
L’utilizzo del siero con GOS ha evidenziato un aumento della quantità di acido lattico, un aumento della popolazione batterica Firmicutes e una diminuzione netta del numero della popolazione batterica Proteobacteria. Nel gruppo di controllo il batterio Stafiloccoco aureo era significativamente diminuito.
Farnesolo e xilitolo contro lo Stafilococco aureo
Uno studio pubblicato su una rivista dermatologica e svolto dai ricercatori Katsuyama Masako, Kobayashi Yusuke, Ichikawa Hideyuki (che puoi leggere cliccando qui ) ha valutato l utilizzo di una crema contenente il farnesolo ad una concentrazione di 0,02% e il prebiotico xilitolo ad una concentrazione del 5%. Lo studio randomizzato a doppio cieco, sottoposto a 17 pazienti affetti da dermatite atopica, si basava sull’impiego della crema per una settimana nelle zone affette da dermatite.
Conclusioni
La sinergia dei due componenti è stata sufficientemente brillante perché ha indotto la distruzione del glicocalice (strato della parete cellulare batterica) dello Stafiloccoco aureo, senza intervenire in alcun modo nella distruzione dello Stafilococco epidermidis.
Nuovi prebiotici di interesse cosmetico
Uno studio condotto dai ricercatori della Thailandia ha messo in evidenza un nuovo prebiotico, il filtrato di riso fermentato ad opera di un fungo filamentoso chiamato Saccharomycopsis fibuligera.
Il nuovo prebiotico è stato candidato come attivo in grado di ridurre gli stati infiammatori .
I ricercatori hanno visto che la fase di fermentazione generava una gamma di altri composti bioattivi e sostanze prebiotiche, tra cui acidi grassi a catena corta, polisaccaridi e antiossidanti. L’attività antibatterica è stata valutata su due colture, Stafilococco aureo ed epidermidis. L’esperimento ha permesso di determinare un punteggio dell’attività prebiotica, dove la presenza dello Stafilococco epidermidis era maggiore rispetto a quella dello Stafilococco aureo.
Cosmetici per il microbiota cutaneo: reale potenziale o solo marketing?
In ambito cosmetico quello del microbiota cutaneo è un tema “caldo”, le ricerche solo contemporanee e le pubblicazioni piuttosto recenti. Sta di fatto però che l’argomento ha catturato l’attenzione dei ricercatori in tutto il mondo. Questo perché il microbiota è un target importante per la salute e per il benessere della persona, non solo a livello cosmetico ma anche nel settore food e nell’integrazione.
Serviranno sicuramente altri studi per dimostrare l’efficacia e la funzionalità dei prebiotici nei prodotti cosmetici, ma nel caso specifico della dermatite atopica il prebiotico può risultare una valida strategia per ridurre i disturbi più comuni.
Autrice: Sara Sgarlata, laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, Master in Scienze Cosmetiche e Dermatologiche presso l’Università di Camerino. Farmacista con la passione per il settore Ricerca e Sviluppo in ambito cosmetico.