Può una app sancire l’acquistabilitá o meno di un cosmetico tramite un semplice click?
Può un singolo ingrediente cosmetico decretare la qualità del prodotto in cui é inserito?
Può un algoritmo sostituirsi al rapporto umano e alla competenza di un professionista?
Lo abbiamo chiesto ad Anna Caldiroli, esperta in regolatorio cosmetico e direttore scientifico di Cosmetic Technology, rinomata rivista di settore per approfondire l’argomento app, comunicazione e marketing di prodotto.
Quando Eleonora mi ha invitato a scrivere un articolo per il blog di Divulgazione Cosmetica, che apprezzo e seguo da tempo con vivo interesse, ho subito accettato con molto piacere.
Sono convinta infatti che sia estremamente importante stabilire una linea di comunicazione diretta tra case produttrici di prodotti cosmetici e consumatore finale.
Quindi eccomi qui, felice di dare il mio contributo.
Mi chiamo Anna Caldiroli e da oltre 10 anni lavoro nell’ambito della consulenza regolatoria, mentre da 4 mi occupo della direzione scientifica di Cosmetic Technology, rivista B2B specializzata in cosmesi.
Mercato globale e richieste del consumatore
Il mercato globale corre sempre più veloce e nuove tendenze e pratiche d’uso entrano a far parte delle nostre abitudini cosmetiche. Inoltre ingredienti innovativi vengono impiegati in formulazioni sempre più performanti e con capacità d’azione sempre più simili a quelle dei farmaci.
Ovviamente chi opera nel settore cosmetico sa bene che ci sono sostanziali differenze tra i 2 mondi, cioè cosmetico e farmaceutico, ma spesso i canali di vendita sono gli stessi, come ad esempio farmacia e parafarmacia, ed online.
I consumatori oggi sono molti più esigenti rispetto al passato e si aspettano prodotti cosmetici ad alte prestazioni e se possibile formulati con pochi ingredienti. Se poi gli ingredienti cosmetici sono associati ad alimenti, cioè al concetto di commestibile, e di origine vegetale, ancora meglio.
Principi di categorizzazione dei cosmetici
I cosmetici presenti sul mercato globale sono tantissimi e possono essere categorizzati in molti modi diversi, come ad esempio:
- per area di applicazione;
- per il fatto che si tratti di prodotti leave-on o leave-off (con o senza risciacquo);
- per il tipo di certificazione richiesta dal produttore in base a specifici ingredienti presenti o assenti in formula;
- in relazione al tipo di consumatore finale;
ma potremmo continuare ancora.
Il consumatore (e anch’io quando dismetto i panni della professionista) si ritrova così a navigare in un mare infinito di prodotti con caratteristiche differenti.
Ma qualora non si abbia un brand di riferimento oppure si voglia uscire dalla propria zona di comfort, come può il consumatore orientarsi in autonomia nella scelta del cosmetico da acquistare?
Come scegliere un cosmetico: il ruolo delle app
Spesso si ricercano nuove informazioni nella comodità del divano di casa, dove con una tisana in mano si consulta lo smartphone passando da un e-shop all’altro.
C’è chi ha pensato di donare una bussola a questi naviganti della rete creando delle app in grado di scandagliare i cosmetici, a partire dalla lista di ingredienti, e decretare nel tempo di un battito di ciglia se il prodotto sia da considerarsi “ok” oppure da “next please”.
Responso “OK”: in che senso?
Se parliamo di prodotti sicuri, vale a dire che non arrecano danno alla salute umana, ci ha già pensato la normativa che disciplina i prodotti cosmetici, vale a dire il Regolamento (CE) n. 1223/2009 il quale impone che ciascun prodotto prima della sua immissione sul mercato debba essere valutato attraverso un processo ben codificato e descritto dalla norma stessa (Allegato I).
Sgomberando così il campo da qualsiasi ambiguità in questo senso, torniamo al discorso relativo alle App.
Le app nella loro diversità presentano alcuni aspetti in comune, come ad esempio l’uso di un codice colore per comunicare la qualità o meno di un cosmetico: il verde corrisponde a un prodotto o a un ingrediente promosso mentre il rosso a un segnale di “alt!” che risuona un po’ come un “ripensaci! è la tua ultima chance!”.
Sicuramente questi strumenti possono risultare utili per il consumatore che vuole conoscere e capire meglio il contenuto descritto nella lista degli ingredienti (in etichetta, gli ingredienti di un cosmetico sono elencati e citati utilizzando una denominazione internazionale detta INCI, in cui sono presenti termini in inglese ed in latino in base a quanto stabilito a livello internazionale). Così è possibile capire se sono presenti degli ingredienti di origine vegetale, animale o se si tratta di sostanze derivate da sintesi chimica.
Tuttavia alcuni ingredienti, solo per la loro origine, sembrano essere poco graditi ad alcune di queste app.
Solitamente gli ingredienti che finiscono sotto la lente di ingrandimento sono quelli che derivano da sintesi chimica mentre quelli considerati sicuri risultano essere quelli di origine vegetale. Come a dire: “se sei stato creato da Madre Natura, non puoi che farmi del bene!”.
Su questo, a mio avviso, è necessario fare una riflessione.
Non tutto è oro ciò che è vegetale
Per prima cosa dal mondo vegetale sicuramente provengono numerose materie prime interessanti e in grado di conferire ottime proprietà al prodotto in cui vengono inserite.
Tuttavia, togliamoci dalla testa che dal mondo vegetale arrivi solo ciò che è buono: basti solo pensare a sostanze tossiche o velenose come la Cicuta, la Mandragora, la Belladonna, l’Aconito, l’Oleandro e la lista potrebbe proseguire ancora.
Inoltre, il fatto che una sostanza sia di origine vegetale non significa necessariamente che il prodotto cosmetico contenga ad esempio spremuta di radice o centrifugato di foglie.
Come ho già avuto modo di sottolineare nell’editoriale del n. 1/2022 di Cosmetic Technology (disponibile online sul sito web di CEC Editore), ogni sostanza possiede caratteristiche intrinseche proprie e nel momento in cui è inserita in una formula può avere sia effetti benefici che effetti “non desiderati”.
Ad esempio molte sostanze che per natura sono irritanti o sensibilizzanti, non è detto rendano il cosmetico in cui sono inserite altrettanto irritante, anzi, tutt’altro: gli ingredienti sono opportunamente dosati in formula in modo da rendere il prodotto sicuro.
Da considerare anche che per alcuni ingredienti non è possibile andare oltre le % previste dalla normativa (ai sui Allegati da III a VI).
In conclusione: come comportarsi?
Finora non ho mai confrontato l’esito della valutazione di 2 app per vedere se si contraddicono. Se così fosse sarebbe davvero un bel pasticcio perché anziché aiutare potrebbero invece ulteriormente confondere il povero consumatore.
Inoltre in alcune app un prodotto potrebbe non essere presente nel database interno. Immaginiamo ad esempio di essere in un piccolo negozio locale che autoproduce la propria linea cosmetica ma il brand non è conosciuto e non è inserito nel database della app, come può il consumatore orientarsi e decidere se acquistare o meno il prodotto? Oppure, qualora la formula del cosmetico sia stata modificata e migliorata ma la App non è aggiornata, come può veicolare l’informazione corretta?
Infine, una App non è in grado di rispondere alla domanda “questo prodotto mi farà raggiungere il risultato che spero?” (perché, diciamocelo, da consumatori a volte abbiamo degli obiettivi decisamente smisurati rispetto alle prestazioni che la legge ammette per un cosmetico) oppure “questo prodotto, di cui tanto ho sentito parlare, è adatto al mio tipo di pelle?”.
Il consiglio finale? Rivolgersi ad un professionista, poiché solo lui può consigliarci il prodotto più adatto alle nostre esigenze evitandoci così di sbagliare acquisto.
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