Il Blog di Divulgazione Cosmetica

Cosmesi giapponese: rituali, natura e visione olistica

Alla scoperta della cosmesi giapponese, che ha secoli di storia e di tradizione e si affida alla natura, all'acqua, alla ritualità ed all'essenza.

Un viaggio nella visione della bellezza in Giappone e nella cosmesi giapponese tra rituali, massaggi, tradizioni e modernità.

Nella storia della cosmesi non si può non menzionare la tradizione del versante asiatico, in particolar modo quello giapponese, che ha poi influenzato il più famoso -oggi- coreano, che nell’ultimo decennio ha spopolato in Europa.
J-Beauty è il nome che diamo oggi alla skincare giapponese, una cosmesi che ha radici profonde ed è legata ad una visione dell’io globale.

Storia della cosmesi giapponese

  • La storia della cosmesi giapponese risale a tempi antichi ed è stata una parte integrante della tradizione giapponese per secoli, a cominciare dal Periodo Nara (710-794) quando vediamo comparire le prime polveri di riso per sbiancare la pelle e ottenere un aspetto pallido, considerato simbolo di bellezza e status sociale.
    Il bianco, insieme al nero e al rosso, sono dei colori ricorrenti nella cultura nipponica e hanno significati ben precisi. In Giappone infatti un antico proverbio dice “la pelle bianca copre sette difetti” (色の白いは七難隠す?, iro no shiroi wa shichinan kakusu), ecco perché rappresenta un fondamento della loro cultura.
  • Il rosso e il nero arriveranno più avanti, nel Periodo Heian (794-1185), quando le donne aristocratiche svilupparono una complessa routine di bellezza che includeva l’uso di pettini di giada per pettinare i capelli e l’applicazione di pigmenti di colore rosso e nero per gli occhi e le labbra. Li ritroviamo nel trucco delle Geisha e delle Maiko, con i loro lunghi rituali di applicazione e rimozione, e in quelli degli attori kabuki, sebbene in via meno sofisticata.
  • Dobbiamo attendere invece il Periodo Edo (1603-1868) per vedere gli albori della cosmesi naturale grazie alla cultura del “bijin” o bellezza femminile. Le donne iniziarono in quel periodo a utilizzare estratti naturali di piante e fiori nelle routine di bellezza, e vennero introdotti nuovi prodotti come oli per il corpo e profumi. Il merito fu probabilmente dei dettami di bellezza del “Miyako fuzoku kewaiden” (Manuale di Cosmetica nella Capitale), che suggeriva di mantenere la pelle in buono stato e ovviamente bianca grazie all’utilizzo di cosmetici realizzati con componenti naturali, tra cui erbe e purtroppo anche l’ossido di piombo.
  • La J-Beauty come la intendiamo oggi, con la doppia pulizia e la doppia idratazione arriverà nel Periodo Meiji (1868-1912) con l’apertura del Giappone all’Occidente. La maggiore influenza delle tendenze europee sulla moda e la bellezza portò alla nascita di prodotti come le lozioni (sebbene siano sempre state presenti in altre forme piuttosto simili a base ad esempio di acqua di riso) e il Periodo Showa (1926-1989) vedrà l’introduzione di cosmetici sempre più avanzati e tecnologicamente innovativi.
  • Il Periodo Heisei (1989-2019) ed il Periodo Reiwa (2019 – in corso) hanno visto una globalizzazione della cosmesi giapponese, la nascita di tantissimi brand che oggi sono storici e che hanno contribuito a far espandere il concetto di bellezza olistica.

Cosmesi giapponese: rapporto tra rituali, natura ed estetica

La J-beauty si basa su tre principi estetici:

  • kanso, semplicità: ingredienti naturali alla base delle formulazioni. Tra i tanti spiccano il riso, la camelia e il tè.
  • shibui, bellezza eterea: pochi prodotti con un rituale calibrato, che porti a coltivare e far emergere la bellezza interiore che è in ognuno di noi.
  • seijaku, calma energizzata: quella dettata dai movimenti, dai massaggi, precisi e collaudati.


Gli Shiso, i maestri giapponesi esperti nella disciplina di cura della pelle, hanno ben chiari questi tre punti ed è sulla base di questi principi che selezionano i prodotti per i rituali. L’obiettivo è la silk skin, la pelle di seta, oggi modernamente espressa come “mochi hada”, simile per consistenza e lucentezza al famoso dolce di riso giapponese.
Ecco quindi che appare il “rituale saho“, l’approccio giapponese alla cura della pelle e alla bellezza, che grazie a passaggi specifici, alla costanza e alla dedizione consente di raggiungere una pelle idratata e il più possibile priva di “imperfezioni”.

Visione olistica nella tradizione giapponese

Olistico deriva dal termine greco “olos”, che significa “totalità” ed è in effetti la base della visione giapponese che vede la cosmesi e la cura della pelle come parte di una totalità: la cura del sé, del corpo, della mente, dell’ambiente, dello spirito. Un concetto molto moderno ma antichissimo, che ha come obiettivo la prevenzione, la costanza, la promozione dell’autostima e della presa di coscienza di noi stessi.

La bellezza naturale è fatta quindi di attente cure ma anche di emozioni, pensieri positivi e soprattutto equilibrio e di costanza. Le donne giapponesi vengono introdotte a questi rituali fin dall’infanzia, perché li coltivino e diventino parte di un benessere più ampio, che le preservi. Non combattono il cambiamento, lo accompagnano con eleganza.

L’acqua è un elemento importantissimo per questo lavoro, perché parte dei rituali di purificazione e quindi è onnipresente nella skincare. Basti pensare agli onsen: i bagni termali naturali tipici della tradizione giapponese, dislocati nelle zone con maggiore attività vulcanica, come Hakone, Beppu, Kusatsu e le montagne di Hida.

L’esperienza degli onsen è profondamente radicata nella cultura giapponese: il contatto con l’acqua rappresenta una sorta di purificazione esteriore e interiore ed è legata a vari benefici, non soltanto estetici e per la salute, ma anche per connettersi con la natura e la tradizione.

Non solo acqua ma anche cosmetici dalle texture leggerissime per sviluppare i famosi layering: sovrapposizioni ben calibrate che permettono di ottenere una pelle soda, compatta, liscia, ben idratata e lenita.

Anche l’olfatto rappresenta un cardine della bellezza olistica. La sua stimolazione, attraverso l’impiego di aromi, oli essenziali e fragranze, è fondamentale per agire sui meccanismi cerebrali che controllano le emozioni, portando così al coinvolgimento di mente e corpo.

Acqua, cosmesi, aromi fanno parte di quello che chiamiamo rituale, che è fatto soprattutto di gesti. Così come per il rito del tè, anche la bellezza ha le sue procedure, che non sono un mero elenco di step da seguire, ma un insieme di movimenti la cui gestualità viene percepita in Giappone come un’espressione spirituale. Le mani, le braccia, il corpo, si muovono con eleganza, precisione e delicatezza, in un ritmo che prende il tempo dal nostro battito cardiaco e ha tutto l’aspetto di una dolce danza che accompagna mente e spirito verso uno stato di calma e profonda accettazione.

Il massaggio giapponese ed il legame con l’agopuntura

Questi gesti compongono a volte rituali più particolari: i massaggi. Questi, focalizzandosi sul flusso dei meridiani, si rifanno alla tradizione cinese e stimolano i punti tsubo (che corrispondono ai punti di pressione dell’agopuntura) al fine di stimolare le nostre energie interiori e ottenere benefici sia a livello corporeo che mentale.
La pelle infatti riflette lo stress in modo chiaro ed è importante contrastare gli effetti e rafforzare la barriera cutanea.
Tantissimi sono i massaggi giapponesi che sono arrivati a popolare i centri estetici italiani, basti pensare ai massaggi kosugi e kobido. Il primo che con la forza dei pugni e precise pressioni stimola il flusso sanguigno e riesce a ridurre gli aloni scuri e a rilassare la pelle, il secondo che invece si compone di percussioni, impastamenti, sfioramenti, frizioni e vibrazioni coi quali favorisce l’ossigenazione dei tessuti e la tonicità della pelle.

Va da sé che la J-Beauty sia ben più di un trend. La cosmesi giapponese ha una storia ricchissima, che vale la pena approfondire, studiare e, perché no, fare propria in parte, per imparare che la skincare non è altro che una piccola parte della cura di noi stessi.

Eleonora Tuzi
Eleonora Tuzi
Mi chiamo Eleonora Tuzi, sono laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche e dal 2009 svolgo la professione di farmacista. In questi anni grazie al mio lavoro ho avuto modo di constatare quanto le problematiche cutanee siano percepite come un forte disagio e quanto spesso la scelta di un cosmetico non adatto possa aggravarne la sintomatologia.

Hai un brand cosmetico o un’attività nell’ambito del benessere e della salute e vorresti parlarne sul blog di Divulgazione Cosmetica?

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