Quello della vitamina C nei cosmetici ed il suo utilizzo sulla pelle è un argomento spinoso.
Infatti questa vitamina, fondamentale per il nostro organismo, è sensibilissima a tutto ciò che la circonda e si degrada molto facilmente se non viene trattata in maniera corretta.
Vitamina C o acido ascorbico: cos’è e quali sono i benefici per la pelle
La vitamina C è una molecola idrofila che noi tutti conosciamo perché presente nella frutta che consumiamo tutti i giorni: ne troviamo grandi quantità negli agrumi, nelle fragole e nei kiwi.
Anche la pelle, così come tutto l’organismo, necessita del suo aiuto. Purtroppo però, attraverso la semplice assunzione orale, non è possibile garantirne un apporto adeguato.
Dal punto di vista dermatologico e cosmetico la vitamina C protegge la cute dai danni dei radicali liberi (ROS) e dallo stress ossidativo che essi causano.
La formazione dei radicali liberi è dovuta a vari fattori fra cui l’esposizione alla luce solare, lo stress ossidativo fisiologico, lo smog, il fumo e molto altro. I ROS danneggiano le cellule epiteliali causando invecchiamento, degradazione delle fibre elastiche e di collagene, macchie, secchezza cutanea e, in casi estremi, tumori cutanei.
La vitamina C, oltre a neutralizzare i ROS, favorisce la formazione del collagene e inibisce la produzione di melanina e l’insorgenza delle macchie cutanee. Questa piccola molecola è senza dubbio fondamentale per il benessere generale della pelle ed è un’arma potente contro l’invecchiamento cutaneo.
Il problema dell’assorbimento cutaneo
L’importanza della vitamina C e la difficoltà di somministrarla attraverso la pelle è un argomento da sempre molto dibattuto sia in ambito farmacologico che cosmetologico. Si contano tantissimi brevetti in questo campo (ne sono stati presentati circa 1200 all’anno fra il 2010 e il 2013) e la questione sembra essere tutt’altro che risolta anche se sono stati fatti grossi passi avanti in tal senso.
Ad oggi esistono sul mercato diverse creme e sieri a base di vitamina C ma non tutti garantiscono un adeguato assorbimento poiché essa degrada molto facilmente a contatto con l’ambiente esterno e con il mezzo tramite cui viene veicolata.
In particolare temperatura, umidità e pH ne accelerano l’ossidazione. Questo significa che anche nel caso di una crema viso ad elevata concentrazione di vitamina C la sua efficacia non è comunque garantita. L’acido ascorbico puro infatti rimane attivo solo a pH pari o inferiore a 3.5, un valore troppo basso per una normale crema viso di uso quotidiano.
Stesso discorso vale per l’acido ascorbico anidro che deve essere miscelato con un liquido o una crema; sbagliando il vettore si rischia infatti di applicare sul viso un attivo che non serve più a nulla in quanto già degradato durante la fase di miscelazione.
Per ovviare all’instabilità di questa molecola la cosa più semplice da fare, dunque, è legarla a un’altra molecola che la renda stabile e liposolubile: da qui sono nati i classici ascorbil palmitato, magnesio ascorbil fosfato e tanti altri.
Queste molecole sono stabili, non degradabili a contatto con l’ambiente in cui si trovano e quindi possono essere introdotte anche all’interno di creme e sieri a pH fisiologico.
Tuttavia, sebbene siano in grado di attraversare abbastanza facilmente la barriera cutanea, una volta che si trovano all’interno dell’epidermide, le molecole complesse non sono in grado di degradarsi e di liberare l’acido ascorbico puro, vanificando così tutto il lavoro fatto.
Emulsioni doppie per la vitamina C nei cosmetici: le W/O/W
A questo punto entra in gioco la tecnologia cosmetica e farmaceutica, cioè quella branca della farmacia che studia il modo migliore per trasportare un principio attivo sano e salvo e soprattutto funzionante verso il sito d’azione.
Attualmente gli studi mostrano che le vie più seguite per il trasporto della vitamina C verso le zone più profonde dell’epidermide sono quelle che prevedono la realizzazione di emulsioni doppie, nano e microcarriers e liposomi in grado di proteggere l’acido ascorbico nel suo viaggio verso il sito d’azione, in cui si trovano i fibroblasti, i melanociti e i ROS.
Le emulsioni doppie più studiate per la vitamina C nei cosmetici sono le W/O/W (water-oil-water). In parole povere l’emulsione doppia è ottenuta da gocce di acqua contenenti l’acido ascorbico inglobate in olio formando un’emulsione W/O. Questa prima emulsione viene a sua volta emulsionata in un’altra soluzione acquosa formando l’emulsione finale W/O/W. Così l’acido ascorbico sta al sicuro nell’ambiente a lui consono fino a che l’emulsione non si disgregherà dopo l’assorbimento cutaneo.
Skin delivery: sistemi di trasporto della vitamina C
Dalle emulsioni derivano le formulazioni tecnologicamente più avanzate che contengono liposomi, cioè piccole sfere a base di fosfolipidi e colesterolo aventi un “cuore” idrofilo in grado di ospitare l’acido ascorbico. I liposomi, grazie alla loro composizione, rilasciano in maniera mirata ed efficace il principio attivo nel sito d’azione stabilito.
Molto studiate nel campo dello skin delivery per il trasporto della vitamina C sono anche le micro e nanoparticelle polimeriche in cui le molecole lipidiche sono sostituite da vari tipi di polimeri biodegradabili: le SLM e SLN (solid lipid microparticles e nanoparticles) a base di lipidi che formano una particella solida in grado di trasportare l’attivo e i nano- e micro-emulgel nei quali i lipidi sono sostituiti da agenti gelificanti o cross-linkati che si disgregano in vari modi in base alle necessità del target finale, una fra tutte la disgregazione termodipendente.
Diverse caratteristiche accomunano tutti questi tipi di formulazioni:
- sono in grado di proteggere il principio attivo, in questo caso l’acido ascorbico,
- sono in grado di veicolarne una quantità sufficiente al fine di ottenere il risultato sperato,
- sono capaci di portarlo integro nel sito di azione,
- possono rilasciarlo in maniera controllata nel tempo o in base alle caratteristiche dell’ambiente.
In sinergia con altri attivi cosmetici
Spesso, oltre al principio attivo d’interesse, queste particelle possono trasportare anche altre sostanze che lavorano in sinergia con esso e che, al contario, messe vicine in una formulazione semplice non si troverebbero bene per vari motivi.
Diversi studi riportano come l’associazione dell’acido ascorbico con l’acido ferulico e la vitamina E all’interno di carriers come i liposomi e le emulsioni doppie sia in grado di incrementare l’attività della vitamina C: quest’ultima viene inserita all’interno della zona idrofila, mentre la vitamina E nella zona lipofila insieme all’acido ferulico.
In questo modo si ottiene una particella capace di veicolare quantità importanti di antiossidanti e la sua efficacia è senza dubbio studiata e garantita.
L’unico problema è il costo: al momento la veicolazione dell’acido ascorbico tramite questi vettori tecnologicamente avanzati è destinata soprattutto all’uso farmaceutico e alla cosmetica di altissimo livello in quanto si basano su studi e test che non sono finalizzati alla formulazione di cosmetici di uso quotidiano di fascia media.
Tuttavia già qualche formulazione a base di liposomi veicolanti la vitamina C inizia ad essere reperibile nel mercato cosmetico.